Fino alla fine (2024) di Gabriele Muccino

Tredicesimo film del regista italiano più discusso e storia che si discosta notevolmente dal suo intimo registro narrativo. Della serie: tutto in una notte, conoscenza amore, passione, viaggio, scelte, delitto. Una giovane americana in vacanza a Palermo si lascia trascinare dalla follia di un amore impossibile e dannato, cosa che le cambierà la vita per sempre, ma lo farà con convinzione, senza pentirsene. Seguirà quattro coetanei del luogo tra rimpianti, deviazioni, scelte dissolute e suicide. Muccino cambia registro, pigia il piede sull’acceleratore di una storia convincente e adrenalinica, si muove con disinvoltura tra un cammino avventuroso e la voglia di trasgressione, anche a costo di essere eccessivo. Ma il film regge, la storia lascia senza fiato, il ritmo narrativo si alza paurosamente nel secondo tempo, anche grazie al susseguirsi di scene d’azione girate con mano sicura (suggestive quelle del mercato della Vucciria)  ed alla bravura incondizionata di un cast di livello. Elena Kampouris è la protagonista assoluta in un ruolo difficile in cui risulta molto credibile, ma anche i suoi “ compagni di viaggio “ brillano di luce propria, in particolar modo Giulio (Saul Nanny) e il Komandante (Lorenzo Richelmy, forse il più bravo di tutti). Un’ode alla libertà, un guazzabuglio di decisioni caotiche, un susseguirsi di colpi di scena, tra rimpianti e tensioni . Da vedere.

Adrenalinico. Voto: 7,5