Invito al viaggio
DATA 14 Marzo 2022
In Calabria ci sono luoghi sacri, profanati dalla storia. Perché cercarli? Negli angoli inesplorati della mia terra si può trovare il tempo nascosto della sua storia. Si può trovare la fiumara secca, gli incendi, i palazzi troppo alti nel cuore della Sila; Si può trovare chi suona, scrive, recita e va avanti raccontando il tempo che non abbiamo abitato. Si può trovare il vento, la tarantella, il silenzio. Si può trovare, forse, una chiave per riaprire case abbandonate e chiese sconsacrate dall'usura del tempo. Si può trovare il conforto e lo sconforto, la meraviglia e il disincanto. Negli angoli inesplorati della mia terra si può trovare una giusta ragione per celebrarla. C'è chi ha saputo farlo attraverso dei versi e così oggi vi portiamo ad Africo.
AFRICO
(agosto 2019)
“Africo spira, soffio di vita
e spirando possiede
madri nostre potenti
Jonio e Aspromonte.
Fecondo il suo seme depone
dentro la loro vulva pietrosa:
l’Amendolea, bianca e maestosa,
fessura al cielo dischiusa
nel grecanico ventre d’Europa.
Africo spira, soffio di morte,
ombra del tempo dai cardini uscito
dagli usci scomparsi
di case e di chiese,
di scuole e caserme
ora avvinte in rovina
da more dolcissime
e spine pungenti,
a dirci: “eccolo l’Uomo!”.
Qui, luogo e vento al contempo,
da perenne ordinario naufragio sono arrivato.
Non mi sono pertanto sorpreso o turbato
a trovare in attesa appostata una scrofa
nera a presidio di aria e di pietre
e dopo vederla i passi guidarci
nel verso esatto del nostro ritorno
lungo sentieri di giuste parole
tracciati da etimi, frane e alluvioni
nel cuore dell’aspra montagna lucente”.
L’eco di Valerio De Nardo, preziosa penna del Collettivo di scrittura “Lou Palanca”, che ha scelto di immergersi nell’avventura del “Concorso Letterario Calabria in versi” come partecipante prima e come giurato poi, mi raggiunge, aiutandomi a far pace e amicizia con una di quelle dimensioni che appartengono alla mia terra, nonostante io non la abiti. Mi pare di sentire il suo spirito felino aggrovigliarsi alla mia carne. È come se parola dopo parola, diventassi io stessa un canto agreste e religioso, gravido di trascuratezza, ruvidezza, splendore e intimità. Avverto la solitudine trafiggermi le ossa mentre la resistenza letteraria si avvinghia al mio petto. Sono roccia impenetrabile. Fango plasmabile. Sono bestia addomesticabile e indomita. Sono fortezza di sassi e luminosità diffusa. Come un drago che si morde la coda e, nel frattempo, spilla quesiti sulla mia anima di monaco ubriaco di mondanità e assetato di rumorosa quiete. Perché hai ragione Doris, le poesie e i racconti di casa nostra sono un conto aperto con la complessità. Tessono labirinti di nostalgico abbandono e di irrefrenabile insistenza. Sono le due metà di una consunta medaglia al valore. Istinto di conservazione mutevole e fame di cambiamento immobile. Questo che speriamo di ritrovare nell’esaltazione della natura che affollerà le pagine di una nuova narrazione. La favola struggente e limpida, nuova e antica che trasforma i microcosmi calabri nella benedizione e nella croce. Nella febbre e nella cura. Di se stessi e forse del mondo.
Doris Bellomusto, Roberta Cricelli Associazione Culturale “Calabria Contatto”
https://www.calabriacontatto.it/
Via De Gasperi, 7 - 88100 Catanzaro