LA NUOVA FRONTIERA NELLA LOTTA DI CONTRASTO AL SARS CoV 2 e COVID 19

DATA 1 Febbraio 2022 - Gipo

MBL  
LA NUOVA FRONTIERA NELLA LOTTA DI CONTRASTO AL SARS CoV 2 e COVID 19

Un nuovo strumento si affaccia all' orizzonte nell'azione di contrasto dell'uomo a virus e malattia. Un'arma di difesa di cui la specie ospite è già in possesso, facendo parte del suo sistema immunitario naturale. La scoperta, pubblicata su Nature Immunology, è opera di un gruppo Internazionale di studio guidato da alcuni ricercatori dell'IRCCS Ospedale San Raffaele, e ha visto partecipi fra gli altri anche Fondazione Toscana Life Science, l'Istituto di Ricerca in Biomedicina di Bellinzona e la Queen Mary University di Londra. Lo studio ha preso avvio da alcune riflessioni sul sistema immunitario e, in particolare, su uno dei suoi cardini, relativo alla cosiddetta IMMUNITÀ INNATA o NATURALE, che insieme con quella acquisita o adattativa, rappresentano i pilastri di questo sistema di difesa dell'organismo. Per comprendere meglio il significato basterà dire che l' IMMUNITÀ ADATTATIVA, nota anche come immunità acquisita o immunità specifica, è una risposta immunitaria caratterizzata per l'appunto dal suo adattamento a ciascun agente patogeno, ed è generalmente più efficace e più specifica dell'immunità innata, seppure impieghi più tempo di quest'ultima per agire. Le cellule che agiscono in questo tipo di risposta immunitaria sono dette LINFOCITI; due sono i tipi di risposta:  umorale (ad opera dei Linfociti B)e in immunità cellulo-mediata (tipica dei Linfociti T). L' IMMUNITÀ INNATA, nota anche come naturale, è invece una immunità di tipo non specifico presente sin dalla nascita, ovvero nei soggetti il cui sistema immunitario non si è ancora sviluppato, e non è quindi in grado di dare risposte specifiche e selettive agli agenti patogeni. Le cellule coinvolte in questo tipo di immunità sono i MONOCITI (che diventano macrofagi) e i NEUTROFILI. Mentre l'immunità  adattativa viene attivata solo in presenza di quel determinato e specifico microrganismo patogeno in causa, determinando una risposta di difesa specifica per esso, l' immunità naturale non viene stimolata da uno specifico patogeno, ed è in grado di agire rapidamente contro qualsiasi microrganismo che invade l'ospite, indipendentemente da un eventuale precedente contatto. Le ricerche avevano lo scopo di provare a chiarire e fornire una plausibile risposta ad alcune incomprensibili e apparentemente paradossali situazioni. E in particolare al perché accada che  soggetti vaccinati, anche con Booster, si infettino comunque, mentre capita esattamente al contrario che soggetti non Vaccinati e a stretto contatto con positivi, non contraggono né la malattia né l'infezione. Alla base di tutto sembrerebbe esserci una proteina già presente nel nostro organismo, capace di  bloccare sul nascere la malattia da Covid-19, il cui nome è appunto MBL. Si tratta di una molecola proteica, inerente  l'immunità innata, che rappresenterebbe una vera e propria PRIMA LINEA DIFENSIVA capace di proteggere, per chi la possiede in una certa quantità, dal Covid e dal virus originale, comprese tutte le sue varianti. Ciò in funzione  proprio del fatto che, facendo parte dell'immunità innata, essa non è specifica del virus contro il quale è diretta. MBL, che rappresenta l'acronimo di "Mannose Binding Lectin" è  in realtà un insieme di proteine che aggrediscono il virus come fossero anticorpi veri e propri. Ma non gli anticorpi che si vengono a generare in seguito a una infezione o a una stimolazione vaccinica, ma anticorpi naturali, "innati" appunto , perché esistono già nel nostro organismo. Questa  scoperta potrebbe rappresentare una delle  chiavi di accesso, che consentirebbe non solo di mettere a punto nuovi farmaci mirati contro il virus, ma anche di sviluppare possibili biomarcatori molecolari, in grado di misurare la predisposizione individuale dei diversi soggetti a contrarre forme più gravi di malattia. Mbl  avrebbe la capacità di legarsi alla proteina Spike del virus, bloccandola, risultando efficace anche contro le varianti poiché si aggancia a determinati zuccheri della proteina Spike, che non cambiano da variante a variante, dimostrando fra l'altro un potere neutralizzante pari a quello espletato dagli anticorpi post infezione o post vaccinici. Occorre però che sia chiaro a tutti un concetto basilare. Al momento nessun farmaco disponibile è comunque in grado di competere adeguatamente per efficacia con il vaccino. E oltretutto, anche se la barriera naturale innata rappresentata da MBL protegge dal virus, la stragrande maggioranza della gente sembra non possederla, per lo meno non in quantità sufficiente a espletare questo stupefacente effetto di contrasto. A oggi non disponiamo di strumenti in grado di consentirci di dimostrare in maniera sicura e inequivocabile chi si trova a priori al sicuro,e chi invece no. Tuttavia questa scoperta potrebbe essere in grado di condurre la comunità scientifica, in un arco temporale a breve-medio termine, alla creazione di un marcatore in grado di consentire, in chi si infetta, di prevedere la gravità della malattia che ne potrebbe conseguire. I ricercatori hanno individuato, nei profili genetici dei diversi soggetti esaminati, delle caratteristiche specifiche che sarebbero in correlazione con differenti livelli di Mbl circolante. Tra questi bio-marcatori è stato evidenziato il possibile  ruolo della PROTEINA PTX3,  prodotta naturalmente dalle cellule dell’immunità innata proprio a livello bronchiale.  Se si riuscisse veramente ad andare a fondo a questa ricerca, si aprirebbero nuovi scenari, come quello di poter risolvere il dubbio se e chi vaccinare, escludendo ad esempio chi, pur appartenendo a una delle categorie a rischio, possieda livelli elevati di MBL. La strada sembra tracciata anche su questa direzione e, pur se il tragitto da compiere è  veramente lungo e sicuramente ancora pieno di ostacoli da superare, una nuova luce sembra risplendere sul buio delle mille paure e incertezze.

Associazione Culturale Darvin.eu
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