Nell’ oro delle nostre ferite
DATA 7 Febbraio 2022
Quando torno in Calabria, cammino sempre a lungo, pensando al mio paese e al suo passato e mi ferisce il senso di abbandono e di resa che sgretola le case e le speranze. Ritrovo con fatica i ricordi che fanno di me una donna sempre un poco in disordine, distratta e sbreccata, come le ceramiche usurate dal tempo, ma che non si buttano perché contengono troppa memoria. Cammino e ascolto la verità di un posto sincero e nudo, che assomiglia a tanti altri paesi del Sud. Il mio paese in certi angoli è brutto, incompleto, disordinato, sfatto, rovinato, distrutto, decadente. Ma io più cresco più mi convinco che in questa nudità siano nascosti nuovi semi di consapevolezza. Non assomiglia a niente il Sud, è violento e abusato e urla, chiede di essere preso così, curato, ricucito, rianimato. E mi restano negli occhi case abbandonate e giardini segreti. Chiedo a Roberta cosa vedono i suoi occhi, il suo sguardo attraversa il presente di questa terra ogni giorno e non solo d’estate, so che i suoi occhi verdazzurri guardano avanti e chiedo a lei di farsi Sibilla. L’oltre a cui credi che io possa guardare, pur restando radicata a un’anima meridionale, indirizza la mia bussola verso una dimensione che, sebbene non l’abbia mai annusata, mi affascina. Mentre ti ascolto riportare alla mente le crepe e i rattoppi dei nostri cieli, giungo nella bottega di un artigiano giapponese. Lo osservo praticare la secolare tecnica del “Kintsugi” mentre ricompone con maestria frammenti di vasellame, iniettando dell’oro nelle ferite materiali e penso all’esercizio sempiterno del riparo che alle nostre latitudini può significare accudimento sincero o espediente frettoloso e poco risolutivo. Il Sol Levante che non mi ha mai scaldato la pelle, ora mi avvampa ed è come se riuscissi persino a calpestare i ciottoli di quelle vie che con l’inchiostro sai far respirare anche a me, che non le ho mai percorse. Hai ragione Doris, a Sud tutto è diversamente identico, eppure l’arte nipponica potrebbe far eco alle mani nodose di una nonna che rammenda il vestito buono, perché sa che le feritoie sono scherno e salvezza. Chissà quante laboriose api regina nella tua Fagnano Castello, dopo aver steso i panni per farli asciugare da una brezza agrodolce di cemento e miele, avranno seminato pepite d’oro lungo i quotidiani sentieri di affetti e affini, corrosi dalla frenesia. Asfaltare una buca non basta, la prima pioggia le squarcerà presto il ventre, ma se saranno la preziosità di un metallo e il calore della carne a porre rimedio alle microfratture del vivere, allora forse la fiamma resterà accesa. Il Sud Doris, arde di pianto e di infermità in ogni stagione, ma sa anche farsi fenice e ritornare fuoco, linfa ambrata per le sue stesse membra.
Questo lo sai, non è un pronostico ma giornaliera ed empirica certezza.
La ritroverai salda d’estate, pronta a bagnarti le mani di pagliuzze dorate.
Doris Bellomusto, Roberta Cricelli Associazione Culturale “Calabria Contatto”
https://www.calabriacontatto.it/
Via De Gasperi, 7 - 88100 Catanzaro