Patagonio e la compagnia dei randagi del Sud

DATA 2 Marzo 2022 - Elisa Chiriano

Bruno Tecci, Patagonio e la compagnia dei randagi del Sud, Rrose Sélavy,2018, pp.130

C’è un remoto angolo di mondo, in cui nascere randagi è una fortuna ben più grande di quella di essere uomini. C’è un luogo, nel profondo Sud, in cui tutto assume una prospettiva capovolta per merito del vento che, per quanto violento sia, non disperde, non separa, non respinge, bensì raccoglie, unisce e avvicina. C’è una zona, in Argentina, nella quale la montagna inizia più in basso che altrove e, proprio lì, si può scorgere la sommità di qualche vetta, nel punto stesso in cui il finito confina con l’immenso. C’è una storia che riunisce tante altre piccole storie raminghe perché…è una sensazione di pelo, più che di pelle! C’è un posto in cui una Compagnia di Randagi accoglienti deve allontanare il nuovo membro che ha sbagliato e, per farlo, utilizza una modalità di voto democratica e tutta canina, che non ammette brogli o errori di computo. C’è Forestiero, che è Dente e anche Patagonio: tre nomi… un solo cane, un magnifico esemplare lupino del gigante, che non sa di essere tale. È nato nell’Appennino e si ritroverà, dopo un lungo e fortuito viaggio, nelle Ande. È robusto, tenace, buono e impavido e vuole bene al proprio sogno irrealizzabile, perché da lì non si muove! C’è un luogo speciale, c’è una compagnia di cani randagi, c’è una storia che aspetta di essere narrata, c’è un giovane scrittore che sogna quella storia e che sa ben usare le parole. C’è poi una casa editrice che “ci sa fare “ con i bei racconti: sa impreziosirli con adeguate illustrazioni, sa coccolarli, sa rivestirli di carta pregiata e profumarli di inchiostro. L’incontro è pura magia! Un libro da leggere tutto d’un fiato. Una storia scritta “a quattro zampe”, che entusiasma piccoli e grandi lettori.  Come ci è finito in Patagonia un cane lupo dell’Appennino? E cosa ci fa lì una nutrita e organizzata assemblea di randagi? Tra diffidenza e paura per il “diverso”, si snoda un’avventura che ha per protagonisti grandi sentimenti e forti passioni (per la montagna, per la natura, per la libertà…). In fondo è nel di-verso che abita tutta la vera poesia! Bruno Tecci di sfide ne ha vinte tante, ha percorso chilometri e chilometri, tra sentieri e strade innevate. Questa volta, però, la prova del fuoco è proprio nella Terra del fuoco. Una storia di fantasia in cui i cani parlano tra di loro, perché hanno molto da dire alle PersoneSuperficiali e allo StupidoTurista , a chi guarda sempre in cagnesco ed è incapace di comprendere il linguaggio canino. Il libro è un canto all’anima randagia. I protagonisti hanno tutti i connotati di una bellezza sfacciata e sana, che non ha nulla a che vedere con il pedigree o con la pulizia del pelo: del resto non è detto che chi non abbia un padrone desideri a tutti i costi averne uno! È un inno alla montagna, al suo mistero, alla sua bellezza, alla sua immensità. È un invito a guardare al di là della diversità, a scoprire che forse chi è Forestiero (la maiuscola qui è sempre d’obbligo!) porta con sé un valore aggiunto che, sommato alle peculiarità di ciascuno, fa la differenza! Una storia che appartiene a tutti noi, che siamo diversi per qualcuno o stranieri per qualcosa.

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